Il concetto di «vin de Champagne» per Jérôme Dehours è molto chiaro: si tratta di un’opera sempre in divenire in cui tutte le tappe fondamentali, dalla vigna allo champagne, attraverso la vinificazione e l’affinamento, hanno un denominatore comune: la ricerca di autenticità, il profondo rispetto della natura e la congiunzione di elementi e fattori unici al mondo. Negli anni ’70 suo padre, Robert, è stato un precursore, insieme ad altri, dell’idea della riserva qualitativa, sistema adottato per preservare una parte di un’ottima vendemmia per utilizzarla in momenti di difficoltà per annate non buone.
Nel 1996 Jérôme riorganizza il domaine di famiglia e, senza rivendicare etichette e classificazioni particolari, si pone come obiettivo la valorizzazione dei terroirs che coltiva in modo naturale e inseguendo un disegno di eccellenza senza concessioni. Il suo mantra è la raccolta delle uve alla giusta maturazione per avere una materia prima di grande qualità e prontezza. 42 parcelle a Mareuil-le-Port, Œuilly e Troissy, la riva sinistra della Marna, il cui 65% è piantato a Meunier, con un po’ di Chardonnay e pochissimo Pinot Noir. Vigne che partono dalla cima della collina e si estendono sino alla piana della valle della Marna e di Flagot dove una ventilazione naturale rende ideale la coltivazione dell’uva.
Le rese sono state diminuite e si producono vini d’assemblaggio oltre a 5 parcellari: La Croix Joly (Meunier), Les Genevraux (Meunier), Brisefer (Chardonnay), Maisoncelle (Pinot Noir) e la Côte en Bosses (complantazione dei 3 vitigni).
Ogni anno una specifica parcella viene prodotta solo ed esclusivamente in magnum.
Dal 1998 il vino di riserva è conservato e invecchiato con il sistema solera, in parte in serbatoio d’acciaio, in parte in barriques.
Nel 2021 prenderà corpo il progetto di Jérôme iniziato nel 2013, che vedrà tutte le cuvée parcellari non essere più millesimate ma perpetue, a cominciare da Brisefer e La Croix Joly Œil de Perdrix.